Alla scoperta del Mulino di Puntuglia

ValnerinaOnLine APS

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Da Ceselli proseguendo le indicazioni si raggiunge un paesino composto da un mucchietto di case arrampicate con poche manciate di abitanti, lungo un sentiero quasi inesplorato, dove scorre un “fosso” sempre allegro.

Stiamo parlando di Pontuglia, frazione di Scheggino, provincia di Perugia anche se ad una ventina di km da Terni, in Umbria. A 356 metri s.l.m. nasce come villa agricola fortificata nel XV secolo. Il torrente che scorre lungo questo percorso, ha una buona portata, costante e a volte ripida, ottima per praticare canyoning.

“Le pisciarelle” così chiamate è la forra che ti permette divertimento in questo sport.

Vi voglio parlare comunque di un luogo incantato, lontano da caos e rumori, dove i rivoli d’acqua sono i principali consiglieri per le tue orecchie, dove non percepisci neanche che potesse esistere, finché non ci sei e non ci rimani del tempo.

Spazi che inducono alla pace a alla meditazione assoluta, dove il respiro arriva fino alla pancia e rigenera le cellule, anche celebrali. Vegetazione di un verde intenso , che ti sembra impossibile alla vista, e boschi di forfaracci popolati da libellule, chiocciole, e ogni tipo di biodiversità fluviale.

L’acqua questa grande risorsa ha trovato il giusto utilizzo servendosi della mano dell’uomo. Non a caso nella parte più bassa e centrale del paese, sorge dal Medioevo un Mulino ad acqua, in funzione fino agli anni 70 e tuttora si conserva grazie al merito di un’ estimatore che ha pensato di farne una missione di vita: Gianni Iacarella.

Nel suo infinito osservare e seguire i tratti fluviali in Valnerina, sin dall’età adolescenziale, incontra questo luogo per lui magico, e lo ha portato a cambiare radicalmente la vita, trasferendosi direttamente, per viverlo a pieno.

In questo mulino si racconta la storia di un paese e il signor Iacarella si è adoperato per la conservazione, ripristinando in parte il possibile e l’indispensabile per portare a condividere quello che ancora è in vita della struttura, per cui lo ha trasformato in punto ristoro di visitatori e sportivi
che praticano torrentismo, escursionismo ecc…

Il sistema che faceva lavorare il mulino era un sistema medievale. Una grande ruota era azionata in un vascone d’acqua convogliata li da varie sorgenti che muoveva le pale con quattro turbine, la prima per macinare cereali, la seconda per separare i diversi prodotti di macinazione (crusca e farina), la terza per molere le olive, la quarta per azionare una pressa idraulica per la spremitura della sansa.

Davvero un punto di interesse per gran parte degli abitanti necessario anche ai molti contadini della Valnerina.

Nel piano superiore in gran parte ristrutturato il signor Iacarella ospita e accoglie i visitatori facendo da guida e documentando il luogo.

Nel piano inferiore possiamo trovare i resti, nella condizione che rispetta i processi di lavorazione e alcuni in maniera scomposta per una migliore visione. Il grande vascone d’acqua ancora è lì ed è il regno di oche e anatre. Seguendo le informazioni del signor Iacarella, la famiglia che nel settecento ci traeva un grande vantaggio da questa azienda e che serviva gran parte del comprensorio, era la famiglia Mercantini che per anni tramandando l’arte molinatoria da padre in figlio l’ha resa attiva fino alla metà del secolo scorso.

(C) Testi e foto di Linda Lucidi.